L‘amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono
Primo Levi, La chiave a stella
Nel precedente articolo mi sono soffermata sui diversi significati che il lavoro ha assunto nel corso della storia e sul fatto che ognuno di noi nella propria attività professionale è chiamato ad individuare il senso del proprio lavorare (Maledizione e Benedizione del lavoro).
Interrogarsi sul senso che attribuiamo al lavoro significa sapere cosa ci motiva nel profondo, significa sapere cosa andare a cercare quando vogliamo un cambiamento e poter individuare delle strategie per migliorare la propria routine lavorativa.
In questo articolo ti voglio mostrare alcuni “sensi” che può avere il lavoro per te.
Strumento
In questa accezione il lavoro è funzionale a ciò che è fuori dal lavoro stesso. È un mezzo che serve principalmente a monetizzare per potersi dedicare alle proprie passioni, interessi, ai propri cari etc. fuori dal lavoro stesso.
Se è questo il significato che dai al lavoro è bene che ti poni queste domande:
- Il mio lavoro mi concede sufficiente tempo libero e risorse economiche per dedicarmi alle cose/persone che amo?
- In che misura alla fine della giornata lavorativa sento di avere sufficienti energie per dedicarmi ad altre attività?
Carriera
Se per te è importante fare un lavoro prestigioso in un determinato contesto e con un ruolo elevato probabilmente per te il lavoro è il luogo principale in cui dimostrare il tuo valore e raccogliere riconoscimento e stima sociale dagli altri. Tutti noi abbiamo un grande bisogno di riconoscimento e questo è fondamentale per la costruzione della nostra identità.
Alcuni sono più portati a cercare riconoscimento nelle relazioni affettive private, altri nella dimensione professionale.
In questo caso per capire quanto la tua attuale posizione sta soddisfando questo bisogno è utile chiedersi:
- Quanto mi sento valorizzato per le mie capacità e la mia esperienza?
- I riconoscimenti oggettivi che ricevo (premi, aumenti salariali, promozioni etc.) corrispondono ai riconoscimenti verbali (apprezzamenti, ringraziamenti, feedback positivi)?
- Sento che la mia carriera sta procedendo in avanti o mi sento ad un “punto morto”?
Espressione di sé
In questo caso lo spazio professionale serve ad esprimere i propri talenti e la propria identità. Un lavoro routinario che ingabbia la creatività, dove le cose si fanno sempre allo stesso modo e non si ha modo di cambiare nulla o di far valere la propria voce diventa un ostacolo allo sviluppo del Sé e delle proprie potenzialità.
Se senti che questo elemento è importante per te chiediti:
- In che misura ho la possibilità di “metterci del mio” nelle attività che svolgo?
- Mi sento libero/a di esprimermi e essere me stesso/a?
Evoluzione
In questo caso il bisogno fondamentale è quello della crescita. Il lavoro deve essere una fonte costante di stimolo e di apprendimento. Il denaro è benzina da reinvestire per la fioritura personale.
Domande utili per capire se questa dimensione di senso è soddisfatta sono:
- Ogni settimana finisco il lavoro più arricchito/a rispetto a quando la settimana è iniziata?
- Le attività che svolgo, l’ambiente i colleghi sono fonte di stimolo e di motivazione a fare meglio?
- Dove mi portano le sfide nel mio lavoro?
Relazione
Se ami il tuo lavoro nella misura in cui ti trovi bene con i colleghi e i capi e condividete un forte senso di appartenenza e di unità questo significa che l’aspetto relazionale dà senso alla tua fatica quotidiana.
Il lavoro in effetti ci permette di uscire dal guscio del nostro ego, considerando che ci mette a contatto con l’esterno e con una socialità molto più variegata rispetto a quella che incontriamo nella nostra sfera privata.
Chiediti:
- Quanto sono felice di incontrare i miei colleghi di lavoro ogni mattina?
- Le occasioni di scambio con i colleghi nella quotidianità o per le occasioni speciali sono soddisfacenti (quantità e qualità?)
Vocazione
Se sei disposto a sudare nel tuo lavoro, a fare sacrifici e rinunce perché sai che quell’attività ha un valore più altro, contribuirà ad uno scopo nobile e avrà un impatto positivo sugli altri, allora per te il lavoro deve avere una dimensione vocazionale.
In questo caso per conoscere se questa dimensione è soddisfatta poniti le seguenti domande:
- Quale contributo sto dando al mondo?
- A cosa mi sento chiamato/a?
- Quale è il mio PERCHE’? (quello che mi fa alzare dal letto ogni mattina)
In quali di queste dimensioni di senso ti riconosci?
Se ti rendi conto che il tuo lavoro perde di senso e ti senti quasi come Sisifo (condannato a trascinare tutto il giorno un masso alla cima di un monte per poi farlo rotolare verso il basso e ricominciare con la stessa attività improduttiva il giorno dopo) forse è giunto il momento di fermarti e fare questa attività di autoconsapevolezza per comprendere meglio quale è il significato profondo che attribuisci al lavoro.
Non è facile scrutarsi in questo modo.
Ci hai fatto caso che ci sono persone che cambiano lavoro in continuazione e sono perennemente insoddisfatte? O viceversa persone che si lamentano sempre ma non cambiano mai?
Questo accade perché ci illudiamo adottando false soluzioni senza andare alla radice del problema, rischiando così di acuire il problema stesso.
Avviarsi verso un percorso di cambiamento può essere impegnativo e anche doloroso perché si tratta di lasciare andare qualcosa.
Ma è l’unica strada che conosco per uscire da quella maledizione che sembra incomba sul lavoro ed entrare nella benedizione del lavoro. L’unica strada per abbandonare il linguaggio di coazione del devo, non posso etc. ed entrare nel linguaggio di libertà del posso.
E non significa per forza cambiare percorso professionale perché a volte possiamo fare tanto dentro la nostra situazione per cambiare alcune dinamiche e far sì che il lavoro si rinnovi dal di dentro e riacquisti quel significato che nel tempo si è avvizzito.
In entrambi i casi, sia che si voglia cambiare lavoro sia che si voglia cambiare il modo di fare il proprio lavoro, è utile avere una guida con cui camminare in questa transizione.
Fare un percorso di Career Coaching efficace allora non sarà semplicemente apprendere una serie di tecniche universali per raggiungere una performance, ma scoprire cosa c’è sotto la mia autorealizzazione professionale, a quale fonte si nutre, per imparare ad alimentarla giorno dopo giorno.