Una proposta di Career Coaching
Un anno con i miei clienti
Quest’anno ormai al declino mi ha dato l’opportunità di conoscere tante persone che ho avuto l’onore di accompagnare nel loro percorso di transizione professionale.
Alcuni di loro avevano bisogno di focalizzare le idee e abbattere le paure legate al desiderio di avviare un’attività in proprio; altri mi hanno chiesto aiuto per cambiare settore lavorativo avendo compreso quale fosse l’ambito di vero interesse per loro; con altri ancora abbiamo lavorato per rendere efficace e impattante la comunicazione tramite curriculum e Linkedin.
Ma in tutte queste storie, tra di loro molto diverse, posso affermare che io e la mia o il mio coachee ci siamo riconosciuti reciprocamente.
Sì, perché se c’è una cosa che accumuna queste persone, e in cui io per prima mi riconosco pienamente, è il desiderio che il proprio lavoro diventi uno spazio in cui esprimere pienamente chi si è. Un luogo e un tempo in cui far fiorire i propri talenti, avere un impatto positivo sugli altri grazie alla propria attività, realizzare concretamente i valori in cui si crede.
Epifanie pandemiche
Non è un caso che proprio nel periodo della pandemia molte persone hanno avuto accesso ad una sorta di “epifania” (come dimostrato dal fenomeno Great Resignation: le grandi dimissioni). Si sono rese conto che la vita è una e che non vale la pena sprecarla in attività che non ci rendono felici. Per questo si mettono alla ricerca di nuove esperienze a cui dare valore.
Del resto anche io ho avuto la stessa epifania.
Esattamente un anno fa, il 15 dicembre del 2020, ho lasciato l’azienda dove lavoravo per poter rispondere pienamente alla mia chiamata: allenare i talenti i coloro che desiderano onorare la loro vocazione per dare al mondo il proprio contributo unico.
Il lavoro investe una fetta così grande della nostra vita (in termini sia di tempo che di energie) per cui risulta riduttivo considerarlo un mero mezzo di sostentamento.
Del resto come possiamo vivere una vita piena se nel tempo del lavoro ci sentiamo vuoti e alienati rispetto a noi stessi?
A mio parere quindi il lavoro deve essere un’espressione della nostra identità più profonda; di certo non l’unica via per esprimerla, ma sicuramente una via privilegiata.
Il lavoro non ingloba tutta la nostra identità ma deve risuonare con la nostra identità.
Questa consapevolezza della dimensione realizzativa del lavoro l’abbiamo progressivamente persa con la modernità quando il lavoro ha assunto il significato di merce di scambio.
Ma basta risalire alle origini della nostra cultura greca per fare delle considerazioni molto diverse.
Il tuo demone
Per gli antichi filosofi ogni essere umano nasceva con un demone (daimon) che lo accompagnava in tutto il percorso di vita. Il daimon non ha nulla a che fare con le forze del male, come siamo portati a pensare oggi.
È quell’impronta che rappresenta la tua unicità, racchiude tutte le tue potenzialità e ti chiama a fare determinate scelte rispetto a cosa fare nel mondo.
È come se avessi ricevuto un seme che aspetta di fiorire nella vita attraverso le cure che gli darai diventando una pianta irripetibile in tutto l’Universo.
Sono arrivata a credere che ciascuno di noi abbia una chiamata personale che è unica come lo sono le impronte digitali – e che il miglior modo di avere successo sia di scoprire ciò che ami e poi trovare un modo di offrirlo agli altri in forma di servizio, lavorando duro, e inoltre consentendo all’energia dell’universo di condurti.
Oprah Winfrey
Ecco allora che una parte importante di un percorso di Career Coaching che agisca in profondità è quella di fare la conoscenza con questo demone, cioè aumentare la nostra consapevolezza su chi siamo, cosa ci motiva nel profondo, cosa ci distingue da tutti gli altri.

Consapevolezza
Ogni buon percorso di coaching prevede la definizione di un obiettivo tangibile come meta del percorso, ma per arrivare all’obiettivo è necessaria una fase di esplorazione per ampliare la consapevolezza.
Come dicevano i miei amati greci “gnōthi sautón” “conosci te stesso”.

Ecco allora che ti propongo alcune domande potenti che puoi fare a te stesso oggi:
- Se la mia vita finisse domani cosa vorrei aver realizzato attraverso il mio lavoro?
- Quali sono i miei doni speciali? E in che misura li sto usando nel mio lavoro?
- Cosa mi sento chiamato a compiere?
Il primo passo è quello di prendere consapevolezza di ciò che ci rende unici.
Quante volte mi capita di dover aiutare le persone a riconoscere la bellezza dentro di loro!
L’approccio coaching è infatti quello che parte sempre dagli aspetti positivi per attivare uno sguardo orientato alla meraviglia e al ringraziamento per i doni personali che abbiamo.
Questo è tanto importante in un percorso di Career Coaching perché di solito i clienti arrivano con un desiderio di cambiamento, ma non si sentono in linea per attuarlo. Credono di non essere abbastanza “skillati”, di doversi iscrivere a chissà quale corso prima di poter aspirare al ruolo che desiderano.
Far fiorire il proprio seme
Riprendendo la metafora del seme dobbiamo ricordarci che non basta che questo seme sia stato piantato (il buon demone che abbiamo ricevuto). C’è bisogno di coltivarlo, di annaffiarlo, di prendersene cura.
Ognuno di noi infatti ha tante potenzialità che però possono rimanere latenti se non le trasformiamo con il nostro impegno in dei veri e propri talenti che diventano una risorsa per gli altri.
Si tratta quindi far fiorire ciò per cui sei nato/a attraverso le tue azioni quotidiane.
La felicità infatti ha molto a che fare con questa fioritura (In greco felicità si diceva eudaimonia: buon demone). Realizzare il nostro daimon è una nostra responsabilità. Da una parte lo riceviamo ma dall’altra lo diventiamo attraverso il nostro percorso.
Per questo nel coaching dopo il processo di consapevolezza si attiva il processo di commitment: l’orientamento all’impegno attraverso un piano di azione concreto per raggiungere lo stato desiderato.
Anche in questo caso ti propongo alcune domande per la tua riflessione personale:
- Cosa posso cambiare per esprimere le mie potenzialità attraverso il mio lavoro?
- Di cosa ho bisogno per fiorire?
- Cosa farò da domani per la mia autorealizzazione professionale?

Divieni chi sei
Divieni chi sei
Friedrich Nietzsche
Questa citazione racconta in modo molto chiaro il compito che abbiamo durante la nostra vita e in particolare nel nostro percorso di carriera.
Perché non è automatico essere se stessi? Perché cerchiamo di imitare gli altri, corrispondere a delle aspettative.
In più la nostra identità, il nostro profilo potremmo dire, non è dato una volta per tutte.
Da una parte ognuno di noi sente una chiamata personale che lo porta a scegliere, per esempio, un percorso di studi rispetto ad un altro per esempio. Dall’altra la nostra carriera è un processo in divenire. Un processo che comporta lo sperimentare nuove strade, il cambiare e il fare delle scelte, anche al di fuori dei modelli a cui pensiamo di dover aderire.
A livello psicologico non si può parlare di un unico IO granitico. Ogni persona è una molteplicità di istanze, desideri, scopi ed è proprio questa molteplicità che ci permette di essere flessibili ed elaborare risposte più funzionali a problemi sempre nuovi, affrontando efficacemente le sfide di un mondo complesso.
Quelle “scomode” etichette
Anche qui riporto l’esperienza di alcuni clienti che associano l’idea di coerenza al fatto di dover sempre restare uguali a se stessi, pensando che sia negativo cambiare idea o percorso.
Complici di questa visione di un’identità statica sono gli algoritmi che stanno prendendo sempre più piede nei processi di selezione. Pare sia necessario darsi delle etichette, definirsi in modo netto su Linkedin, sugli altri social o sul curriculum in modo da essere riconoscibili e trovabili.
Sicuramente i job title sono importanti se sono il frutto di quel percorso di autoconsapevolezza sul chi siamo di cui abbiamo parlato prima. E sono importanti, non solo per essere “selezionati” dall’algoritmo, ma soprattutto per la nostra socialità: per raccontare in modo efficace cosa facciamo e quindi per farci conoscere dagli altri.
Tuttavia queste etichette non dovrebbero essere troppo rigide.
Negare il fatto che la nostra identità professionale sia un continuo divenire significa limitarsi a percorrere strade già conosciute e lasciarsi guidare dagli eventi piuttosto che mettere in atto quel processo autentico di individuazione che consiste nel seguire il proprio percorso staccandosi dall’imitazione degli altri.
La vera coerenza allora non è ripetere te stesso ma accogliere ogni parte di te anche quelle appena nata.
Il nostro compito in questa vita non è di plasmarci in qualche ideale che immaginiamo esistere, bensì scoprire chi siamo già e diventarlo pienamente
Steven Pressfield – La guerra dell’arte
Nessuna etichetta potrà mai infatti essere esaustiva della ricchezza che sei, né potrà mai rappresentare tutte le tue evoluzioni personali. Il tuo profilo lavorativo cambia nel corso del tempo insieme a te e non devi temere di affrontare questi cambiamenti pensando che risulti un curriculum frammentato o poco coerente.
Del resto l’idea che il primo lavoro che ci scegliamo sia il lavoro della vita è piuttosto inverosimile in un contesto in cui tutto è volatile e in perenne trasformazione.

Una parte importante dei miei percorsi di Career Coaching è volta quindi ad aiutare le persone a seguire la propria strada, senza farsi condizionare dalle aspettative altrui e accettando i cambiamenti nel percorso come parte di un processo naturale di evoluzione personale.
Nell’aiutare le persone a scrivere il loro CV faccio in modo che risulti un racconto fluido, che emerga uno storytelling autentico che dia dignità a queste evoluzioni personali e ne faccia emergere i tesori insiti (soft skills sviluppate, nuovi apprendimenti, motivazioni profonde etc.).
Conclusione
Attraverso alcuni casi di clienti che ho aiutato ho voluto raccontarti il valore di un percorso di Career Coaching che non si limiti a riscrivere un CV affinché sia più “sexy”. Il lavoro infatti è una strada privilegiata per autorealizzarci come persone e raggiungere la felicità evolvendoci costantemente per realizzare la nostra più intima identità.
Il Career Coaching ti aiuta quindi a:
- scoprire la tua vocazione
- aumentare l’autoconsapevolezza sul chi sei
- riconoscere i talenti e le potenzialità che ti rendono unica/o
- orientare il tuo impegno verso il raggiungimento dei tuoi obiettivi professionali
- accogliere le evoluzioni del tuo profilo e gestire i cambiamenti
- liberarti da modelli esterni
- realizzare strumenti di presentazione personale quali CV e Linkedin che diano valore alla tua storia
Se credi come me che il lavoro sia in relazione con la felicità ti lascio con questo video tratto dal film Non è mai troppo tardi. In questo film i due protagonisti sono dei malati terminali che decidono di impiegare il tempo che gli resta a realizzare i loro sogni nel cassetto.
In fondo, come ci ha dimostrato il periodo che abbiamo passato, siamo tutti di passaggio non trovi? Allora immagina che la tua vita sia finita e di trovarti alla porta del Paradiso. Cosa risponderesti a queste domande:
Hai trovato la gioia nella tua vita?
La tua vita ha procurato gioia agli altri?
Concordissimo!